Alfonso Tricarico - Presidente della Consulta degli Studenti

Alfonso Tricarico

Magnifico Rettore, Autorità Accademiche, Civili, Militari e Religiose, Corpo Docente, Personale Tecnico-Amministrativo, Cari colleghi Studenti, rivolgo a voi tutti il mio più sentito saluto.

È un onore, per me, poter essere qui a porgere il saluto in rappresentanza dei 26 mila studenti iscritti in questo Ateneo. È un onore per me poterlo fare nel cinquantesimo anniversario della sua istituzione.

Ho riflettuto a lungo circa il ruolo che oggi, con questo intervento, sono chiamato a ricoprire in qualità di Presidente della Consulta degli studenti.

È difficile tentare di riassumere in una manciata di minuti le tante sensazioni, i tanti pensieri e le tante emozioni che quotidianamente vivono i miei colleghi studenti.

Per mia inclinazione personale, avrei voluto pronunciare un discorso di sola gioia, in cui avrei esaltato i lati positivi dello status di studenti universitari.

Ma, purtroppo, questo non è possibile perché, in modo sempre più palpabile, la maggior parte degli studenti vive quotidianamente, sulla propria pelle, quanto la questione universitaria non sia al centro del dibattito politico (sia esso nazionale, regionale o locale).

Per poter attuare vere politiche rivolte a favore dell'università, infatti, non basta solamente avvalersi di proclami pubblicitari o promuovere o presenziare ad eventi, ma serve iniziare prima di tutto a finanziare iniziative efficaci in coerenza al loro valore strategico.

Al fine di non deviare nell’inutile e demagogica querimonia, che ormai condisce le nostre vite, permettetemi di riportare alcuni dati, a mio avviso preoccupanti.

Dal 2009 ad oggi i fondi MIUR per gli atenei pubblici si sono ridotti del 13,5 per cento: oltre 1 miliardo in meno. In Italia, per l’a.a. 2014/2015, sono stati investiti solo 150 milioni di euro di quota FIS (per le borse di studio).

Nella nostra nazione la spesa per l’Università rappresenta solo lo 0,42% del PIL, 115 euro pro-capite, mentre la Francia e la Germania investono l’1% del PIL per gli Atenei, spendendo rispettivamente 300 e 340 euro pro-capite.

Al disinvestimento dello Stato fa da contraltare la crescita incontrollata della contribuzione studentesca.  L’Italia è terza in Europa in quanto a tasse studentesche, dietro solo ai Paesi Bassi e al Regno Unito. In soli dieci anni, infatti, sono cresciute mediamente del 63%. Ma a fronte di ciò, la nostra è tra le ultime nazioni per sostegno al diritto allo studio. Tra i principali colpi inferti, in tal senso, il governo Monti, nascondendosi dietro al concetto di spending review, ha permesso agli atenei di alzare le tasse agli studenti aggirando il D.P.R. 306 del 97 così da sopperire alle sempre maggiori mancanze dello stato in quanto a finanziamenti.

Altrettanto critica è la situazione del diritto allo studio universitario. Le politiche ministeriali e regionali investono pochissimo nel Diritto allo Studio. Le borse di studio sono per oltre il 50% finanziate dal gettito della tassa regionale che gli stessi studenti versano in maniera “solidale”. Tassa che negli ultimi 15 anni è infatti raddoppiata.

E, come se non bastasse, quest’anno molti studenti hanno dovuto fare i conti con le nuove regole ISEE.

Nell'anno in cui perdiamo circa il 25% di studenti idonei in tutta Italia a causa delle nuove norme ISEE, il MIUR rimane nel più totale silenzio e lo stesso parlamento approva un’integrazione del Fondo nazionale di soli 50 milioni di euro, portando così il FIS a 240 milioni circa di euro a fronte degli almeno 400 milioni che servirebbero a contrastare il fenomeno dell'idoneo non beneficiario di borsa. Figura, questa, unica in Europa, che non esiste in nessun altro paese e che vede anche nel nostro Ateneo il 40 per cento di studenti idonei alla borsa non poter godere del proprio diritto costituzionale.

Mi rivolgo ai rappresentanti della Regione Abruzzo: occorreva muoversi per tempo, quando ci si è resi conto che, con le nuove regole di calcolo Isee, molti studenti, senza aver migliorato la propria condizione economica familiare rispetto all'anno 2014, si sono ritrovati all’improvviso oltre i limiti massimi consentiti dai bandi.

Una Regione, l’Abruzzo, in cui già dal 2014 gli idonei sono meno del 10% degli iscritti. Spesso non si è trattato di furbi (il cui fenomeno non si contrasta con una tagliola indiscriminata), ma semplicemente di studenti penalizzati dalle nuove regole, dei veri e propri  “esodati dal diritto allo studio”.

L’attuale situazione era prevedibile e bisognava porre rimedio, magari sull'esempio della Regione Toscana che a dicembre 2014 ha stanziato un ulteriore milione di euro per una "borsa servizi" e un contributo affitti.

Pur nella non facile situazione economica della Regione Abruzzo, sarebbe stato il caso di prendere una decisione, mostrando una determinazione simile a quella impiegata nella sottoscrizione degli accordi per la presentazione dei progetti per il bando Ministeriale (ex Legge 338/2000) per il cofinanziamento dei lavori di manutenzione straordinaria e ristrutturazione edilizia ed urbanistica volti al recupero di due importanti edifici pubblici ubicati a Chieti – ex Caserma Pierantoni ed Istituto Santa Maddalena – da adibire a casa dello studente. Una determinazione simile a quella che ha consentito di accedere al finanziamento che ha sbloccato i lavori per la costruzione della casa dello studente di via Benedetto Croce a Pescara. 
La speranza è che entrambi gli interventi, uno ancora in fase embrionale, l'altro ormai vicino alla conclusione, riescano a ricucire il rapporto tra gli studenti e le città che li ospitano. Pescara e Chieti infatti, collocate all'interno di un'area urbana di più di duecentomila abitanti, mostrano ancora una scarsa consapevolezza dell'impatto positivo dato dalla presenza nel proprio territorio di un ateneo con quasi trentamila studenti.
 

Attende invece chiarezza l'altra incompiuta storica, l'edifico di Via Gran Sasso, che una serie di vicissitudini impedisce di offrire alloggi agli studenti della d'Annunzio. Oltre all'impegno finalizzato a superare l'impasse creatasi, vanno accertate le responsabilità dei ritardi e dei problemi che stanno ancora impedendone l'apertura.

Ad oggi la Regione Abruzzo rimane dunque il fanalino di coda in quanto a residenze per studenti fuori sede beneficiari di borse si studio (dopo di noi c’è solo la Campania, il cui numero di studenti è, però, molto più alto).

Una soluzione, però, è possibile. E può realizzarsi solo se Governo, Parlamento, Regioni ed enti locali faranno la scelta semplicissima di destinare ulteriori 200 milioni di euro sul DSU.

Al contrario, tutte le incoerenze che lo stato riversa sui propri giovani studenti non possono far altro che produrre un crollo per oltre il 17 per cento degli immatricolati, allontanando di fatto l’Italia dall'obiettivo concertato con l'Europa di raggiungere entro il 2020 almeno il 27% di laureati nella fascia 25-34 anni.

Il sistema del diritto allo studio non è oggi in grado di rispondere né allo squilibrio sociale né allo storico divario tra Nord e Sud.

Esiste, infatti, una grande disparità che dimostra come si fugga dagli atenei del sud, le cui regioni investono di meno sul DSU, per andare verso il nord dove almeno non vedono barbaramente violato il proprio diritto di studiare.

Quotidianamente vengono lesi gli articoli 33 e 34 della nostra Costituzione. Articoli ai quali siamo particolarmente legati, di cui siamo “paladini” in Europa, ma che non siamo capaci di tutelare tra le nostre mura.

Così facendo, l’Università non rappresenta uno strumento di riscatto della propria condizione, ma un’arma di esclusione.

Citando un grande maestro italiano: “senza risorse vere destinate agli studenti, l’Università è destinata a divenire ‘come l’ospedale che cura i sani e respinge i malati’”.

Investire in università e DSU in questo momento vuol dire anche ridare il diritto a tutti gli studenti e ragazzi d’Italia di poter liberamente scegliere dove studiare dando a tutti, in tutte le regioni, le stesse opportunità.

Autorità tutte, non vogliano rimanere, questi, semplici dati economico-statistici, ma una presa di coscienza e la solenne promessa di un impegno concreto per il bene della nostra nazione, specialmente per tutti (e sottolineo tutti) i giovani appartenenti a famiglie al di sotto della soglia della povertà che dovrebbero ricevere, senza alcuna esitazione, forme di incentivi e borse di studio che possano permettere loro di mantenersi gli studi.

Veniamo ora allo specifico del nostro Ateneo. Con orgoglio ci vantiamo, noi studenti in primis, di avere uno dei più bei Campus in Italia. Ma la convinzione della bellezza del nostro campus scricchiola quando ci ricordiamo che, dopo le lezioni, non ci sono panchine dove sedersi e magari studiare; si tenta la fortuna cercando un posto in biblioteca, 89 posti studio che, alle 9:30 del mattino, sono già tutti occupati. Forse è così in tutta Italia! Poi scopri che l’università di Fisciano a Salerno, università di grandezza simile a questa, ha 2000 posti studio per i propri studenti. I soffitti ci crollano in testa, i corridoi si allagano e le vie del campus si trasformano in torrenti impraticabili. Ancor più tragica è la situazione della sede di Pescara. Oltretutto hanno avuto il wi-fi solo da pochi mesi e, ora, possono vivere serenamente la loro era digitale.    

Voglio però ora citare tutto ciò che di positivo è stato fatto in questo ultimo anno. Per la prima volta, grazie ad una proficua collaborazione studenti e amministrazione, la d’Annunzio è passata ad avere un sistema di tasse proporzionato in base al reddito e al merito; per la prima volta l’Ateneo si è dotato di aule studio aperte fino alle ore 24.00; la d’Annunzio è, inoltre, passata al sistema di verbalizzazione on-line e, nonostante le innumerevoli difficoltà di questa fase di “rodaggio”, siamo sicuri che grandi sono i benefici che si otterranno. Importante e molto proficua è stata anche la collaborazione con il servizio Placement e Tutorato. Su questa scia positiva siamo sicuri che, in potenza, saranno tante le novità che ci attendono nei prossimi anni.

Tra questi: l’adesione a programmi che incentivino l’internazionalizzazione e la mobilità studentesca come l’Erasmus Mundus; l’istituzione di un servizio di tutela legale e di assistenza sanitaria gratuito per tutti gli iscritti; potenziamento dei servizi a favore degli studenti con DSA, di orientamento, di tutorato, di supporto psicologico.

Mentre il Consiglio di Amministrazione e il senato accademico sono immobilizzati da problemi che a quanto pare non riguardano squisitamente gli studenti, ma da affari particolari, forse “politici”, che sembrano insormontabili, noi studenti siamo qui a ribadire la nostra speranza di riconciliazione tra docenti, vertici di Ateneo e personale tecnico-amministrativo (il cui lavoro è imprescindibile per l’università).

Non può esistere un Ateneo con “due teste”. Tutte queste componenti devono muoversi in sinergia tra loro, perché il fine che tutti abbiamo è certamente lo stesso: formare e “allevare” le future generazioni così che possano costruire o ricostruire un mondo migliore di quello che ci è stato lasciato dai nostri padri, così che anche i nostri figli, domani, possano lavorare per darlo ai loro.

La ricetta che con grande umiltà gli studenti si sentono di consigliare è di deporre le armi ripartendo dalla base, dalle relazioni umane, uscire dalla logica dell’homo homini lupus e intraprendere tutti insieme la stessa strada, dando ognuno il proprio fondamentale contributo. Non guardarci l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione.

Lo studente, anello debole della catena, non è da tutelare solo all’interno degli Atenei, ma anche all’interno delle città. Sempre più frequenti sono gli episodi di violenza che hanno visto, come appartenenti a clan nemici, contrapporsi la comunità degli studenti e la comunità dei residenti. Sintomo, questo, di un malessere sociale molto radicato, di politiche non ragionate o sempre incentrate sulla risoluzione dei problemi mediante palliativi momentanei, spesso non efficaci nel lungo periodo.

Chieti scalo risulta essere ancora oggi una via desolata senza una piazza, senza un cinema, senza una biblioteca, senza una pista ciclabile! Il grosso degli studenti si arrangia come può: c’è chi si avventura a Pescara ma deve ritornare la mattina dopo perché ovviamente nulla è stato ancora fatto per potenziare la linea dei trasporti, e dopo le 23 non esistono corse.

Mi avvio alle conclusioni spingendomi in un’autocritica rivolta ai miei colleghi e anche a me stesso. Noi studenti universitari, forse per pigrizia o forse perché poco abituati a dire la nostra opinione, cediamo agli inganni dell’informazione usa e getta: il post, il tweet sono strumenti utili per comunicare sì in maniera incisiva ed energica, ma non per sollevare veri dibattiti approfonditi sulle vicende che riguardano il nostro futuro o, peggio ancora, del futuro di una intera generazione.

Non è possibile affrontare la questione culturale legata al complesso mondo dell’Università in 150 caratteri e noi studenti dobbiamo imparare a confrontarci, informarci, ri-unirci, studiare. Altrimenti ci meriteremo il futuro che molti ci stanno prospettando e il veder sgretolati i nostri diritti fondamentali. Senza la nostra piena consapevolezza il nostro Paese non ha futuro, non è e non sarà mai libero.

Concludo ringraziando e salutando i miei colleghi rappresentanti. Grazie per quello che fate, per la dedizione e per la passione che mettete in un’attività che, spesso molti lo dimenticano, è di autentico volontariato. La rappresentanza studentesca è un valore, è uno sguardo del futuro sul presente, è l’istanza di futuro nel presente. I docenti, i Rettori, le Regioni abbiano cura di ascoltarla.

Magnifico Rettore, docenti e personale tutti, non perdete mai l’ardore per la conoscenza e la dedizione per il lavoro e l’insegnamento. Spesso si parla della “saggezza” dei bambini, del loro modo puro e sincero di guardare il mondo. Bè, immaginiamo che nella nostra Università gli studenti sono i bambini, i più giovani, coloro che giungono qui, spesso da molto lontano, carichi di sogni e speranze. Ciò che chiedo a tutti è: ascoltateli di più, non tradite i loro sogni perché, forse, loro sanno quello che cercano più di tanti adulti.

Con un realismo pregno di umiltà e di speranza, auguro al mio Ateneo un roseo Anno Accademico affinché riesca a venir fuori dalle tempestose acque che agitano questo periodo storico.

A tutti i miei colleghi studenti voglio augurare quello che un grande filosofo e politico italiano disse ai giovani: “Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”.

 

Grazie